Wednesday, 18 August 2010

RECENSIONE: "DAGGER PATHS" - FOREST SWORDS

Un giovane Inglese di nome Metthew Barnes ha fondato un progetto chiamato "Forest Swords", presentato recentemente con l'EP "Dagger Paths" (disponibile solo su Vinile o su iTunes).
Tale EP, senza troppi giri di parole, è probabilmente una delle migliori uscite discografiche dell'anno.
Capace di mischiare senza confusione le attuali tendenze di fascia undergorund, "Dagger Paths" è un lavoro difficilmente etichettabile.
Nelle 6 tracce, infatti, generalmente comanda un giro di chitarra twang riverberata che si lascia dolcemente contaminare da spazi dub, ingredienti del miglior trip-hop (per intenderci quello degli ultimi Portishead), droni dall'animo decisamente soul, percussioni tribe e alcuni sprazzi di r'n'b destrutturata.
Il risultato è strabiliante.
"Dagger Paths" ci porta lungo un percorso di musica ricca di interpolazioni mistiche e talvolta angoscianti (nel senso emozionale del termine, sia chiaro).
Dei sei brani presenti nell'EP, i più interessanti sono i tre che durano di più:
"Glory Gongs" miscela infatti ambientazioni ipnotiche interrotte da un ritmo black che si nasconde sotto l'affascinante leitmotiv chitarristico in stile "Twin Peaks" ed esalta non poco.
"Hoylake Mist" è un viaggio di Folk sperimentale che ci prende e ci trascina direttamente su un altro pianeta e le lezioni impartite dall'Inghilterra DIY più underground, in questo brano, sono più che udibili.
"Miarches", invece, è il classico pezzo che va spesso a braccetto con i grigi pomeriggi autunnali, dove un semplice pensiero poco controllabile si tramuta in ansia nel giro di pochi minuti (in questo caso 6:23).
Quello di "Forest Sword" è un disco rurale nel quale serpeggiano sample angoscianti, rumorismi inquietanti e lacerazioni elettriche.
E' un lavoro sicuramente in linea con le origini di Barnes, adatto per accompagnarci in lunghe passeggiate notturne in luoghi pagani e tenebrosi come ad esempio la vecchia Inghilterra dalla quale l'artista proviene.
Gran disco, soprattutto se pensiamo al fatto che non è nemmeno un album e che soprattutto è il primo lavoro di quella che oggi appare come una nuova promessa dell'underground.
Voto: 8,5


Edgar

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