
Quando poco più di due anni fa uscì "The Hawk Is Howling", molti critici si limitarono nel giudicare l'album come "bello" ma nello stesso tempo uguale a tutte le altre uscite targate Mogwai.
Non avevano tutti i torti.
Quel disco ha regalato perle come "I'm Jim Morrison, I'm dead", "I Love You, I’m Going To Blow Up Your School" o "Scotland Shame" ma di fatto il pensiero di cambiare o comunque di proporre qualcosa di nuovo non era certamente passato per le menti dei cinque Scozzesi di Glasgow.
Questo, a quanto pare, è accaduto durante la stesura dell'appena uscito "Hardcore Will Never Die, But You Will".
Quest'album rischia di dividere i fan e guai se non fosse così, altrimenti si potrebbe parlare tranquillamente di un flop di matrice stilistica.
Sia chiaro, i Mogwai fanno post-rock anche stavolta ma fornendo agli ascoltatori delle chiavi di accesso differenti da quelle utilizzate per codificare i loro precedenti lavori.
"Hardcore Will Never Die, But You Will" è un concentrato di distorsioni (talvolta mai utilizzate prima dalla band e questo è stato sottolineato da foto e dichiarazioni fatte nella loro fan page di Facebook) ma giostrate in modo più fresco e addirittura positivo da Martin Braithwaite & Co.
I ritmi sono più serrati e godono di una nitidezza mai sperimentata prima, dovuta soprattutto ad un sound molto più saturo delle pelli che sconfina quasi nell'80's.
Ispirati a quella decade ci sono senz'altro anche gli arrangiamenti delle parti "soliste" di chitarra, molto vicini a quelli di artisti come Echo & The Bunnymen, Simple Minds e New Order.
I Mogwai si sa, curano ogni minimo dettaglio del proprio lavoro e lo fanno sempre con un'ironia ed un cinismo degno del miglior Groucho Marx.
Il titolo dell'album a quanto pare è una frase che un amico della band avrebbe rivolto ad un barista un pò fiscale che si sarebbe rifiutato di dare da bere al cliente a causa della sua giovane età (in Scozia questo accade quotidianamente in ogni locale) ma nello stesso tempo non mi sento di escludere la possibilità che si tratti di una piccola ed ironica critica alla massa di giovani posers che negli ultimi anni si sono riempiti le braccia e i pettorali di rondini, galeoni e clessidre.
"Hardcore Will Never Die, But You Will" è un album che va ascoltato immaginandosi una specie di rinascita e ripetendosi che nulla è purduto, per lo meno al 100%.
"White Noise", "Rano Pano", "Death Rays" "Letters to Metro" e "Too Raging To Cheers" rappresentano probabilmente i momenti migliori di tutto il disco ma anche gli altri brani, a mio avviso, meritano sicuramente una grande attenzione in quanto nel complesso suonano tutti meravigliosamente e lasciano intravedere la grande voglia della band di dimostrare che a differenza di quello che i critici hanno detto negli ultimi anni (e che forse dopo questo album non diranno più), la mancanza di idee non è di certo un problema che oggi sussiste all'interno del progetto Mogwai. A proposito di idee, quella di inserire un mini-racconto in lingua Italiana nell'ultima traccia "You're Lionel Richie" aiuta a comprendere meglio la grande affinità che c'è tra il post-rock e alcuni princìpi di metafisica, di conseguenza non ci resta che accoglierla e farne tesoro.
"Hardcore Will Never Die, But You Will" è un album che presenta uno stile rinnovato, rinvigorito e a mio parere vincente.
In un periodo dove tutti (me compreso) si cimentano a fare post-rock, un album così sicuro e maturo da parte di una delle band che ne hanno determinato lo sviluppo in scala mondiale non può che essere giudicato positivamente.
Detto questo non mi resta che ricordarvi il loro concerto Milanese previsto per il prossimo 10 Marzo all'Alcatraz. Occasione imperdibile per tutti gli appassionati del coloratissimo e soprattutto immortale hardcore.
Voto: 8
Edgar